Ieri insieme ad uno sparuto corteo mi recai alla Chiesa di St. Germain des Pres, Parigi per la triste cerimonia che chiudeva l’esistenza dell’uomo che più di ogni altro era stato la delizia, lo stupore e lo scandalo dell’Inghilterra vittoriana.
Oscar Wilde: nasce il mito .
Mi risveglio e mi immergo nei suoi pensieri; funerale mesto per un’anima divina, quanti gli daranno l’ultimo saluto?
Quale luogo accoglierà la sua anima controversa ?
Una fata dagli occhi di velluto bacia la sua bara distesa su spiagge felici.
Posare a sodomita fino alla sua condanna ai lavori forzati e lui tragica vittima su cui si è riversata l’ipocrita violenza di un mondo perbenista e bigotto.
Il giudice vittoriano che condanna il grande scrittore con uno sprezzante “mi rivolgo a voi sapendo che sono parole al vento: in individui che arrivano a fare cose del genere deve essere morto alcun senso del pudore, e non è possibile sperare di esercitare alcun effetto su di loro”; e Oscar Wilde, il quale, interrogato sull’immoralità o meno che attribuisse ad un certo romanzetto omosessuale clandestino, ribatteva con un ironico “era peggio: era scritto male”
La società vittoriana del tempo, più volte sbeffeggiata nel suo bigottismo e nel suo falso savoir-faire dalle provocazioni pubbliche dell’esteta Wilde, ebbe finalmente la meglio, condannando una così ingombrante presenza culturale e rivoluzionaria.
Il supremo vizio è la superficialità.
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