Vladimir Vladimirovič Nabokov nacque a Pietroburgo il 23 aprile 1899 da una famiglia della vecchia nobiltà russa che, dopo la rivoluzione del 1917, emigrò in Occidente e morì Montreux, in Svizzera, il 2 luglio 1977.
Vladimir Nabokov pubblicò Lolita nel 1955. Il libro, scritto in inglese, uscì in Francia. Fece molto effetto e portò molta fortuna all’autore, più per che per attenzione alla maestria della scrittura. Il testo infatti, estremamente sofisticato nello stile, è molto esplicito per quanto riguarda la passione di Humbert e non lesina riferimenti alla sfera sessuale, mantenendo tuttavia sempre uno stile elevato e senza mai scadere in oscenità.
Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia.
La storia — narrata in prima persona — si svolge negli Stati Uniti e racconta di un uomo all’incirca quarantenne — l’europeo Humbert Humbert — che, per stare vicino, sedurre e possedere una ragazzina di dodici anni ne sposa la madre Charlotte causandone poi, anche se indirettamente, la morte. Dopodichè Humbert preleva Lolita dal campeggio in cui si trova, per due anni tiene di fatto prigioniera la ragazzina rimasta ormai completamente sola al mondo e ne fa la sua amante. Sono due anni di prigionia durante i quali Lolita, contro la sua volontà, passa da un motel all’altro in una corsa frenetica da un capo all’altro degli USA con il suo amante-tutore che cerca di impedirle ogni contatto non solo con qualsiasi altro uomo ma anche con i ragazzini (di entrambi i sessi) suoi coetanei e in generale qualunque relazione che risulti esterna al mondo chiuso della coppia: “Per me non aveva importanza dove avremmo abitato, pur di rinserrare la mia Lolita in un posto qualunque” .
Humbert vede cioè incarnata in questa dodicenne la sua ossessione erotica per quel genere di ragazzine impuberi che egli classifica con l’etichetta di “ninfette”. Cosa sia e rappresenti per lui una ninfetta, Humbert tiene a spiegarlo chiaramente, a noi lettori. Vale la pena di riportare integralmente il passo: “Adesso voglio esporre il seguente concetto. Accade a volte che talune fanciulle, comprese tra i confini dei nove e dei quattordici anni, rivelino a certi ammalianti viaggiatori — i quali hanno due volte, o molte volte la loro età — la propria vera natura, che non è umana, ma di ninfa (e cioè demoniaca); e intendo designare queste elette creature con il nome di ninfette” .
Il mondo delle ninfette è, sempre secondo Humbert “strano, spaventevole e sconvolgente”, un mondo in cui “bello e bestiale si fondevano” ed il cui confine Humbert è incapace di fissare.
“Lolita” è una storia che ha sempre fatto parlare, fin dalla primissima pubblicazione che Vladimir Nabokov temeva addirittura di firmare, coraggio che ha acquisito solo in seguito, forte del desiderio di rivelare al mondo la sua personale denuncia ad uno dei maltrattamenti più ignobili dell’animo umano: l’abuso di minore.
Attraverso la narrazione di Humbert Humbert, protagonista ed unico narratore, il lettore si ritrova ad addentrarsi nelle parti più oscure dell’animo umano; esperienza che si rivela fin da subito angosciante, destabilizzante ed infine davvero orribile.