Le mutilazioni genitali femminili

Chiesi di Amal, una bambina che quel giorno non era scesa a giocare con noi.

Perché Amal oggi non c’è?”

Mi rispose prontamente la sorella minore.

Amal oggi non può perché tahruha

Amal, tahruha perché noi ragazze abbiamo un pezzo di troppo tra le gambe che se lasciato lì cresce e ci fa male”. Mi rispose un’altra bambina.

Ma cosa dici? Amal è stata purificata, come tutte noi, altrimenti poi comincia a fare cose che noi donne non possiamo fare prima del matrimonio”, disse un’altra del gruppo.

Tahruha, in dialetto arabo-egiziano, significa “l’hanno purificata” ed è il termine usato nel gergo comune per dire che una bambina è stata infibulata. Perché l’infibulazione viene vista, da chi la mette in pratica, come qualcosa che purifica il corpo della donna, che tiene a bada la sua shahwa, la libidine sessuale.

 

Le mutilazioni genitali femminili
Le mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno globale che coinvolge almeno 200 milioni di ragazze e donne in 30 Paesi (soprattutto Africa, il Medio Oriente e in Asia.) e costituiscono una violazione dei loro diritti fondamentali.

Per mutilazioni genitali femminili si intendono tutte quelle pratiche volte alla parziale o totale rimozione della parte esteriore dei genitali femminili. Esse sono praticate per ragioni culturali, religiose

Ma frequentemente si tratta di un insieme di fattori culturali: essere mutilate vuol dire essere pure e le bambine e donne che non si sottopongono a questa pratica, rischiano di non essere accettate dalle loro comunità.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diviso questo genere di pratiche in quattro diversi tipi, classificandoli a seconda del livello di gravità. Essi sono la clitoridectomia (tipo I), l’asportazione (tipo II), l’infibulazione (tipo III) e, infine, altre pratiche di mutilazione genitale non classificate come l’uso di piercing, la cauterizzazione e taglio della vulva e l’uso di acidi, le quali rientrano tutte nel tipo IV.

( Qui potete trovare spiegati tutti i tipi di mutilazioni)

Le mutilazioni genitali sono generalmente praticate attraverso l’uso di oggetti rudimentali, quali coltelli, forbici, lamette da barba e, di solito, senza l’uso di alcun tipo di anestetico. La maggior parte delle volte, le mutilazioni sono effettuate senza prendere in considerazione le basilari norme di igiene.

 

 

Nel mondo e in Italia.

Le mutilazioni genitali femminili sono principalmente praticate in Africa, Medio Oriente e Asia. Il Paese più colpito è la Somalia, dove la percentuale di bambine e donne con i genitali mutilati supera il 98%.

Con il fenomeno globale delle migrazioni inoltre i confini geografici dei Paesi impattati dalla mutilazioni genitali femminili si amplia. Per quanto in Italia queste pratiche siano vietate, il rischio per bambine e donne migranti torna alto in caso di viaggi per vacanze o festività nei loro Paesi di origine.

 

Conseguenze.

Queste pratiche, di cui esistono diverse tipologie e che vengono fatte a età diverse a seconda delle comunità e dei Paesi, hanno un impatto grave sulla salute fisica (gravi emorragie, problemi urinari, infezioni vaginali) e psicologica delle donne. Estremamente pericolose anche le conseguenze sulla salute riproduttiva: i rapporti sono difficoltosi e dolorosi, il parto può comportare il rischio di morte sia per la madre che per il nascituro, al punto che talvolta il cesareo è l’unica soluzione. In Africa, così come nel resto del mondo, le mutilazioni genitali femminili sono radicate nelle culture delle comunità che le praticano. Per tale motivo, per debellare le FGM bisogna agire proprio a livello culturale, con iniziative d’informazione e sensibilizzazione, fornendo assistenza psicologica a chi ha dovuto subire e parlando con chi giustifica o esegue le mutilazioni per far capire loro quanto siano disumane.

 

Africa e mutilazioni genitali

La mutilazione genitale è una pratica molto usata in Africa,questi sono i dieci Paesi dell’Africa dove il problema delle mutilazioni genitali femminili è più grave: Somalia, 98%; Guinea, 97%; Gibuti, 93%; Sierra Leone, 90%; Mali, 89%; Egitto, 87%; Sudan, 87%; Eritrea, 83%; Burkina Faso, 76%; Gambia, 75%. I numeri in corrispondenza dei singoli Paesi indicano la percentuale di donne e ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni che hanno subito le FGM.

 

 

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