Stendhal, pseudonimo di Henri Beyl (nato a Grenoble il 23 gennaio 1783), è uno dei più importanti scrittori francesi di sempre.
L’opera di Stendhal si fa di solito rientrare nel movimento romantico, ma si tratta di un romanticismo condizionato dalla formazione illuministica dello scrittore, dalla sua filosofia atea e materialista.
Proprio per questo, d’altronde, Stendhal è considerato di solito come il fondatore di quel moderno realismo che rappresenta l’uomo all’interno di una realtà sociale in evoluzione, e le idee e le passioni degli individui come condizionate dalle tendenze politiche ed economiche dell’epoca. L’analisi delle passioni, dei comportamenti sociali, l’amore per l’arte e per la musica, nonché la ricerca epicurea del piacere, venivano espressi attraverso una scrittura personalissima, nella quale il realismo dell’osservazione oggettiva e il carattere individuale della sua espressione si fondevano in maniera armonica. Per tutti questi motivi Stendhal fu quasi ignorato dai suoi contemporanei, con l’eccezione di Honoré de Balzac, ma venne poi adorato dai posteri.
Fra le sue opere maggiori ricordiamo i romanzi Il rosso e il nero (1830) e La Certosa di Parma (1839).
Morì a Parigi nel marzo del 1842.
Il rosso e nero
Il rosso e il nero è composto tra il 1829 e il 1830.
È ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1827. Si tratta del tentato omicidio in chiesa di una donna da parte del giovane precettore che ne era diventato l’amante, e la successiva condanna a morte di quest’ultimo.
Protagonista è un giovane provinciale Julien Sorel, nato in una cittadina della Franca Contea da modesta famiglia (il padre, di origini contadine, è proprietario di una segheria).
Julien è dominato dall’ambizione ed aspira ad affermarsi al di là della sua condizione sociale. Ha una concezione della vita eroica ed energica, e per questo ammira ardentemente Napoleone.
Si rende però conto che nel clima della Restaurazione l’unica via di affermazione è la carriera ecclesiastica. Per ottenere il suo fine sceglie quindi l’ipocrisia. Julien, infatti, è ateo, ma sceglie l’abito religioso come strumento per la sua ascesa sociale.
Il giovane si cimenta nello studio delle lettere latine e della teologia sotto la tutela del curato Chèlan presso la parrocchia di Verrieres. Il giovane è ambizioso, spinto dagli ideali della rivoluzione e dal mito napoleonico. Vuole farsi assolutamente strada in una società che considera mediocre, ossia quella della Restaurazione. Dato che in quel periodo non era possibile far carriera nell’esercito, (il Rosso) opta per avviarsi alla carriera ecclesiastica (il Nero). Dapprima diventa precettore presso il sindaco del paese, Monsier Renal.
Pur di raggiungere i suoi scopi, seduce la moglie del sindaco, Madame de Renal, ma molto presto si invaghisce della donna. La situazione precipita quando il sindaco riceve una lettera anonima che lo informa dello stato dei fatti e delle continue infedeltà della moglie e così le voci di paese aumentano a dismisura sul loro conto. Julien è quindi costretto ad entrare in seminario e parte alla volta di Besancon, dove stringe amicizie influenti sempre con uno scopo ben preciso. Viene presto assunto come segretario del marchese De La Mole e seduce la figlia Mathilde, che si innamora così di Julien. Anche l’uomo alla fine si innamora di lei, ma continua a perseguire i suoi ambiziosi obiettivi.
Mathilde aspetta un figlio da Julien e convince suo padre ad acconsentire alle loro nozze. Julien, a questo punto, ottiene un titolo nobiliare ed una rendita, ma a rompere tutti gli equilibri ormai creati ci pensa Madame de Renal che in una lettera informa il marchese che Julien è solo un arrivista senza scrupoli. La lettera è stata dettata dal curato di Verrieres ma resta comunque credibile agli occhi del marchese De La Mole che smaschera Julien.
A questo punto, il protagonista medita la sua vendetta. Ritorna a Verrieres e ferisce con un colpo di pistola Madame de Renal colpevole di aver mandato all’aria i suoi sogni e i suoi progetti ambiziosi. Viene però arrestato e condannato a morte alla ghigliottina, nonostante cerchino di salvarlo Mathilde e Madame de Renal, che lo perdona per il gesto insulso perpetrato nei suoi confronti. Julien viene giustiziato ed a Mathilde non resta che seppellire la sua testa in una grotta, ma prima la bacia emulando la storia eroica del suo avo Bonifazio De La Mole e della sua amante. Invece la bella Madame de Renal si spegne pochi giorni dopo in preda alla disperazione ed ai sensi di colpa per aver creato ed esser stata causa del tragico accaduto.
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