Il deserto dei Tartari è un romanzo di Dino Buzzati.
Pubblicato nel 1940 ha segnato la consacrazione di Dino Buzzati tra i grandi scrittori del Novecento italiano.
Dino Buzzati ci racconta come è nata l’idea del libro.
“Dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva.”
Il deserto dei Tartari
In un luogo e tempo non definiti, Buzzati racconta le vicende di Giovanni Drogo, un ufficiale assegnato alla Fortezza Bastiani, una costruzione militaresca posta ai confini con il deserto dei Tartari.
Il protagonista appena ventenne prende servizio alla Fortezza Bastiani, ultimo avamposto ai confini settentrionali del regno, che domina un desolato deserto dal quale dovrebbe arrivare un’improbabile invasione nemica. Drogo, insieme agli altri ufficiali e le truppe, quasi “malato” di attesa, passa il resto della sua vita scrutando la pianura sassosa, aspettando incessantemente l’evento bellico che illumini e riscatti la sua esistenza. Infine si trova di fronte all’unica battaglia davvero inevitabile per ogni essere umano: solamente faccia a faccia con la morte, solitaria e dignitosa, il vecchio ufficiale assapora finalmente la sua vittoria.
Così come il resto dei suoi compagni Drogo deve rimanere lì per tenere sono controllo il confine con i fantomatici Tartari, i nemici del regno, ormai in pace da tanto tempo. Di conseguenza ai sodati, che rimangono come “stregati” dall’isolamento della fortezza, non rimane che aspettare nella completa solitudine l’arrivo dei nemici, sperando che con l’arrivo di una nuova guerra, arrivi per loro anche qualcosa di nuovo: uno scopo. La storia, lancia un messaggio importantissimo, ovvero che non bisogna sprecare il tempo che si ha a disposizione e tentare tutto il possibile per raggiungere i propri sogni, che altrimenti andranno persi nella ripetitività quotidiana che finirà per bloccare sia il nostro spirito che le nostre motivazioni, portandoci a un isolamento tanto fisico quanto emotivo, proprio come succede a Drogo e agli altri soldati, che passano la vita nell’attesa dei tartari, che non sono altro che un’analogia per descrivere i per i sogni che mai arriveranno.
Sentiva un’ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpianger la terribile ma grande occasione perduta.